I bambini profeti nella Chiesa della tenerezza di Dio

1 Marzo 2019

I bambini profeti nella Chiesa della tenerezza di Dio – Sabato della VII settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)

Sir 17,1-13   Sal 102  

 

+ Dal Vangelo secondo Marco(Mc 10,13-16)

Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.

 

In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.

Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».

E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.

Per la seconda volta Gesù deve intervenire per dissentire dai suoi discepoli che questa volta hanno da ridire che i bambini fossero portati dal Maestro per essere toccati. Sinceramente non si capisce quale sia il motivo del rimprovero che rischia di inibire la spontaneità dei piccoli. Questo atteggiamento rigido e scontroso fa indignare Gesù che invece ordina di lasciar andare i bambini perché li possa abbracciare e benedire imponendo la sua mano sul loro capo. I discepoli di Gesù sono troppo presi dal loro ruolo da dimenticare che il fine del loro ministero non è quello di selezionare coloro che possono incontrare Gesù, ma agevolare tutti a questo incontro. Gesù è il Regno di Dio, cioè il volto del Padre che mostra la benevolenza e la tenerezza a tutti, soprattutto ai più piccoli. La misericordia è l’amorevole attenzione di Dio a chi, come i bambini, non hanno nulla da restituire. I bambini accolgono Gesù e da lui si fanno abbracciare e benedire perché a loro basta il calore di un abbraccio, un sorriso rassicurante nelle loro molte paure, una mano ferma nel loro incedere incerto. Gesù non è freddo maestro che impartisce lezioni, magari a suon di ceffoni, o un rigido precettore che sorveglia la condotta dei suoi sottoposti. Una chiesa anaffettiva che disdegna la spontaneità tipica dello Spirito è prossima a rimanere sterile e sola. Il profeta Osea (Os 11) descrive Dio come quel papà che si piega per prendere il bambino e sollevarlo e portarlo alla guancia per ricevere un bacio. Gesù ci chiede di apprezzare nei bambini la facilità con la quale creano relazioni di amicizia, la spontaneità con la quale giocano insieme ad altri bimbi, la creatività con la quale gioiscono con poche cose.

 

Signore Gesù, quando sono immerso nei miei pensieri, preso dalle tante occupazioni, concentrato su me stesso nel fare una cosa, donami un bambino che mi aiuti a sollevare gli occhi dal mio piccolo mondo nel quale mi sono rinchiuso. La sua richiesta mi rivelerà ciò che è urgente e ciò che è necessario. Possa farmi convertire dai bambini perché mi eserciti nell’usare l’alfabeto della semplicità, della spontaneità, della creatività. Donami quella sana leggerezza e ironia per saper giocare come fanno i bambini. La chiesa che servirò sarà meno fredda e distaccata, meno triste e sola. Come la casa dove ci sono bimbi, la chiesa sarà forse disordinata perché tante volte bisognerà adattarsi a loro, ma mai si allontanerà un bambino perché respinto o umiliato.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!