Tutto è compiuto – Venerdì santo

30 Marzo 2018

Dopo la notte del tradimento l’alba inaugura la fase del processo dalla sentenza di condanna già scritta. Coloro che hanno deciso la morte di Gesù cercano ogni modo e ogni giustificazione per attuarla, ma in modo da non “sporcarsi” le mani. Essi denunciano, fomentano, insinuano, nascondendo il loro odio profondo dietro la bandiera della giustizia e del rispetto della legge. Si usano strumenti legali ma per l’ingiustizia. La legge data per la vita viene piegata per fini di morte. Prima della giustizia è l’umanità che ne esce sconfitta e umiliata.

I capi dei giudei vorrebbero correggere anche l’iscrizione che Pilato aveva posto in cima alla croce di Gesù per identificarlo perché non è un malfattore, benché muoia in mezzo a due condannati alla stessa pena. Pilato con la sua scritta conferma la Scrittura che i Giudei vorrebbero strumentalizzare e che Gesù invece sta compiendo. Gesù è veramente il Re, non solamente per i Giudei ma di ogni uomo che, ramingo e confuso a causa dei suoi e altrui peccati, ha bisogno di trovare rifugio ed essere curato. Infatti il servizio di ogni autorità è per la vita, il bene di coloro che sono a lui affidati e che, in quanto sudditi, sono sotto la sua protezione. Quella che risplende sulla croce è la regalità di Cristo mite e umile di cuore. Non è un padrone despota ma splende per signorilità. L’innocenza di Gesù è la sua purezza di cuore, la sua semplicità e trasparenza che rivela la scelta che Dio fa di amare l’uomo nonostante tutto.

Sulla Croce il dolore fisico e psicologico non viene scaraventato con violenza contro qualcuno ma viene trasfigurato in uno sguardo di compassione verso i discepoli che ammutoliti sono sotto il patibolo. Dall’alto della croce, dal profondo del dolore, Gesù porta il suo sguardo verso ogni uomo. Il sacrificio di Gesù ha una portata universale perché porta il mondo intero sotto la paternità di Dio e, al contempo, rivela in Maria sua madre, il respiro universale della maternità della Chiesa. Vivere l’ora della morte di Gesù significa per il suo discepolo accogliere la sua Donna e con Ella anche tutti i suoi figli, soprattutto quelli dispersi. Come nel racconto della Genesi il soffio di Dio rende viva la sua creatura così da diventare essere vivente, così Gesù sulla croce dona lo Spirito Santo, artefice di comunione e unità, il discepolo diventa cristo, prima ancora che cristiano. Solo dall’alto della croce si rinasce per la vita vera. Solo dal Crocifisso riceviamo la salvezza, la vita eterna.