Contemplazione e introspezione – Martedì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

10 Settembre 2019

Col 2,6-15   Sal 144   

+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 6,12-19)

Passò tutta la notte pregando e scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli.

In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.

Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.

Gesù, ormai diventato un uomo pubblico, volentieri sta in mezzo alla gente e si lascia circondare dalla folla, che sempre più numerosa lo cerca. Entra in contatto con gli uomini, suoi fratelli, che nell’incontro con lui mostrano il loro volto spesso imbruttito dal peccato e la loro interiorità ferita dall’abbandono e dalla negligenza di coloro che avrebbero dovuto curarla. 

Ogni uomo liberato dal peccato segna il cuore di Gesù, così come lascia la traccia la delusione di chi, avendo un cuore indurito, si ostina a rifiutare l’amore di Dio o addirittura lo ostacola.

Se avesse trattenuto per sé le emozioni e i pensieri generati dalle situazioni piacevoli e spiacevoli vissute, o se avesse semplicemente attribuito a sé i meriti del successo e agli altri la colpa del fallimento, sarebbe entrato in quel circolo vizioso nel quale la prima euforia di essere diversi dalla massa scade poi nel dramma di essere soli.

Gesù porta tutto nella preghiera sul monte. Il movimento non è quello dell’analisi introspettiva che pretende di scandagliare i meandri misteriosi degli eventi che lo riguardano o che s’illude di trovare il filo del senso dei ragionamenti delle persone che lo feriscono e lo deludono. Gesù fa il contrario: alza gli occhi e il cuore verso il Padre e a Lui offre nel racconto, la sua vita con dubbi, interrogativi, speranze, progetti, intuizioni.

La preghiera notturna richiama la pratica dell’incubazione con la quale i re passavano la notte nel tempio per ricevere da Dio la parola che indicava la meta e il fine del proprio servizio. 

Pregare non significa solo apprendere gli ordini per eseguirli, ma lasciarsi illuminare dalla Parola di Dio per riconoscere la strada da intraprendere che tende al suo scopo ultimo: amare ed essere amati!Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!