Ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo

27 Marzo 2019

Ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo – Mercoledì della III settimana di Quaresima

Dt 4,1.5-9  Sal 147  

+ Dal Vangelo secondo Matteo(Mt 5,17-19)

Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

L’insegnamento di Gesù non è in contrapposizione alla tradizione ebraica e alle sue Scritture ma si pone in continuità ad esse. San Paolo parlando di Gesù afferma che è Figlio di Dio “nato da donna, nato sotto la legge per riscattare quelli che sono sotto la legge perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5). Gli evangelisti insistono spesso sull’appartenenza di Gesù al popolo d’Israele e la sua religiosità nutrita di Parola di Dio. Come ogni vero israelita il rapporto che ha con le Scritture non è come quello di uno schiavo che deve mettere in pratica meccanicamente gli ordini ricevuti, ma è quello proprio di un “bar mitzvah”, un “figlio del precetto”. Gesù è sotto la legge, come un figlio è sotto la protezione del Padre. Gesù, in quanto “figlio del comandamento”, legge le Scritture meditandole nel suo cuore, cioè domandandosi cosa quella parola dice alla sua vita. La parola di Dio non parla solamente a colui che la legge, ma parla di lui. È nella Scrittura che Gesù ha scoperto chi fosse e quale missione era chiamato a svolgere. Gesù è il vero sapiente, non perché è un biblista, esperto conoscitore di tecniche di esegesi o delle interpretazioni, ma perché attraverso la Parola di Dio incontra il Padre, lo prega e in essa riconosce la sua voce e la sua volontà. A ragione san Girolamo affermava: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Ignorare le Scritture significa trasgredire i precetti, cioè interpretare la volontà di Dio a proprio piacimento, magari piegandola ai propri interessi. Quando la Parola di Dio non parla alla vita essa è resa muta, è indebolita fino ad essere abolita, bandita dalla vita stessa o sostituita con surrogati.

Chiediamo al Signore di insegnarci a pregare con la Scrittura perché essa illumini la nostra vita conferendole la luce di senso necessaria per compiere la volontà di Dio da figli.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!