Il martirio «bianco» che punta all’Essenziale – Lunedì della VI settimana di Pasqua

18 Maggio 2020

Lunedì della VI settimana di Pasqua

At 16,11-15   Sal 149  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-16,4)

Lo Spirito della verità darà testimonianza di me.

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:

«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Il martirio «bianco» che punta all’Essenziale

«Quando verrà il Paràclito … lo Spirito della verità … darà testimonianza di me», nella visione teologica dell’evangelista Giovanni tutto si compie sulla croce. Gesù dona lo Spirito Santo nell’ora in cui muore. Lo sgorgare dal suo costato di sangue e acqua richiama l’abbondanza dello Spirito riversato nel cuore dell’uomo. Si tratta del «battesimo di Spirito Santo» in cui i discepoli di Gesù sono immersi per rinascere come creature nuove. È lo Spirito Santo il primo testimone di Gesù Cristo. Accogliendo questo dono di grazia sperimentiamo un cambiamento interiore per cui la paura della croce e di essere oggetto di ingiustizia, calunnia, persecuzione, cede il posto alla gioia di testimoniare, proprio mentre soffriamo per Gesù e per il vangelo. Allora comprendiamo quanto fondamentale sia portare tra le tenebre del male la luce della carità di Dio. Come lo Spirito Santo ci dona la pace di Cristo che fortifica il cuore davanti alle prove della vita, così il cristiano “impregnato” dello Spirito, reagisce alle provocazioni malevoli perseverando nel bene e portando nell’ambiente in cui vive la testimonianza della verità. Essa non è un concetto astratto, facilmente confondibile con l’opinione individuale, ma è l’esperienza concreta della comunione con Dio e tra di noi.

Potremmo vivere una fede di comodo, cioè una fede che si adatta alle nostre esigenze o alle nostre emozioni ondivaghe. Le contraddizioni e le prove della vita mettono in luce quale tipo di fede abbiamo: una fede intellettuale che confonde la meditazione con le elucubrazioni mentali, che vive la Chiesa come una comunità in cui uno trova l’ambiente in cui esprimersi, che intende la missione come semplicemente fare ciò che gli spetta. Lo Spirito Santo, se gli diamo ascolto, ci spinge a testimoniare il vangelo adattandoci con creatività ai tempi e alle condizioni che viviamo. La fede non è mai statica, ma dinamicamente gioiosa; non è in affanno, ma è sempre «in fretta» come il passo di Maria verso la casa di sua cugina Elisabetta.

La storia della Chiesa delle origini ce lo ricorda costantemente: il vangelo cresce e si diffonde soprattutto in contesti difficili. Ma il cristiano deve costantemente monitorare la propria interiorità affinché bonifichi il cuore per renderlo terreno buono che accoglie il seme dello Spirito Santo e che lo fa fruttificare in piccoli ma numerosi gesti di amore, rispetto, cortesia, gentilezza, mitezza, benevolenza, magnanimità, misericordia. La testimonianza è il martirio «bianco» che viviamo a casa nelle relazioni familiari dove non mancano incomprensioni, nei vari ambienti sociali e lavorativi in cui più forti possono essere le tensioni e le competizioni. Lo Spirito Santo ci aiuta ad essere testimoni come lui: testimoni dell’Essenziale. Ricordando una celebre frase di Santa Teresa d’Avila ripetiamo: niente ti turbi, niente ti spaventi, chi ha Dio, nulla gli manca, solo Dio basta!

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!