Il pane quotidiano del perdono da chiedere, ricevere e donare – Martedì della I settimana di Quaresima

3 Marzo 2020

Martedì della I settimana di Quaresima

Is 55,10-11   Sal 33   

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)

Voi dunque pregate così.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome, 

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti 

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione, 

ma liberaci dal male.

Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Il pane quotidiano del perdono da chiedere, ricevere e donare

«Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno». I bisogni non sono tutti uguali, c’è infatti una scala che ne determina il grado d’importanza. Ognuno di noi è chiamato a definirla e individuare le priorità. Ci sono bisogni da cui dipende il bene della vita e quelli che invece sono indotti dall’esterno la cui realizzazione non necessariamente garantisce il benessere della persona. 

Pregare aiuta a discernere i bisogni e a cogliere quelli più importanti. Nella preghiera umile e confidente, infatti, mettendoci alla presenza del Tu di Dio e riconoscendo la sua grandezza ma anche la nostra piccolezza, scopriamo che il dialogo con Lui risponde al nostro primo e insopprimibile bisogno di contatto con l’altro. Con la preghiera usciamo dallo sterile monologo con noi stessi in cui ci piangiamo addosso, coltiviamo pensieri utopistici, ci maceriamo nei sensi di colpa, cerchiamo da soli le ragioni degli eventi. 

Non è l’autosoddisfazione che ci realizza ma la relazione con l’altro. Ciò che avviene nel rapporto d’amore tra due persone ha qualcosa di creativo, perché solo in essa ci rigeneriamo. Quanto più il livello del contatto è profondo e intimo, tanto più ciò che avviene ha il sapore dell’eternità. 

La preghiera, dunque, è la forma più alta di relazione perché nel momento in cui si realizza il contatto, esso non avviene a livello epidermico, ma tocca il cuore. Il vertice della preghiera, che è anche il pane quotidiano di cui abbiamo bisogno, è l’amore che perdona; è l’esperienza dell’amore che, seppur ferito dalla delusione, tende la mano al fratello per farlo rialzare. Nel momento in cui si offre la mano al fratello si abbattono i muri del risentimento, si sciolgono i nodi del debito che strozza; quella stessa mano è protesa verso Dio per lasciarsi toccare, perdonare, sanare e nutrire. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!