Il riposo in Dio non è “ozio” perché la missione non è un “negozio” – Sabato della IV settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

8 Febbraio 2020

Sabato della IV settimana del Tempo Ordinario(Anno pari)

1Re 3,4-13   Sal 118   

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,30-34)

Erano come pecore che non hanno pastore.

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Il riposo in Dio non è “ozio” perché la missione non è un “negozio”

«Venite in disparte, voi soli, in luogo deserto, e riposatevi un po’» la missione degli apostoli è stata impegnativa con un forte dispendio di energie e Gesù li invita a riposarsi un po’. Il luogo deserto non è lo spazio nel quale isolarsi ma quello nel quale ritrovarsi insieme attorno a Gesù e con i fratelli di comunità. Riposare significa anche avere il tempo di ri-trovarsi, cioè trovare di nuovo se stessi e avere cura della relazione con il proprio corpo. Essere a disposizione di tutti può portarci a non avere il giusto tempo da dedicare a sé stessi. Il rischio è quello di dare fondo a tutte le nostre energie e, con esse, anche alle motivazioni che sostengono il nostro servizio. Il tempo del riposo non è quello dell’ozio; lo diventa se la missione viene ridotta ad un “negozio”, cioè ad uno scambio, un dare per ricevere. Il servizio apostolico è dare quello che si è ricevuto; dunque il riposo non è il premio meritato dopo tanta fatica, ma è la condizione previa e necessaria perché la missione non sia episodica, ma diventi stile di vita permanente.

Nel riposo, cioè nell’incontro con Colui che mi ha donato la grazia di servirlo nella chiesa, ricordo che la scelta di Gesù precede il mio impegno. L’io di Dio precede il mio io e nell’incontro con il Signore scopro che il tu dei fratelli, soprattutto di quelli più «sbandati», precede il proprio io con i suoi progetti, le sue attese e i suoi bisogni. 

Annunciare il vangelo non consiste innanzitutto nel fare e insegnare, ma nel mettere in dialogo l’io di Dio e il tu dei fratelli attraverso il proprio io che dà la precedenza al bisogno dell’altro.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!