La carezza di Gesù Cristo nello sguardo e nella mano di Pietro – Mercoledì dell’ottava di Pasqua

4 Aprile 2018

Dagli Atti degli Apostoli (At 3,1-10)

 

In quei giorni, Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio.

Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina.

Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». Lo prese per la mano destra e lo sollevò.

Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.

Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

 

Questo racconto mette in luce non tanto un fatto prodigioso, quanto invece in cosa consista la missione di testimoniare Gesù Cristo. Avviene un incontro tra due apostoli e uno storpio. La porta del tempio per Pietro e Giovanni è l’ingresso nel luogo della preghiera, per l’infermo è il luogo dello stazionamento per ricevere l’elemosina dai passanti. L’esperienza della fede non è semplicemente un dare o ricevere informazioni, come l’elemosina data al paralitico che non lo sradica dal posto in cui si trova. La fede è esperienza d’incontro con il Signore Gesù che guarisce dall’immobilismo del cuore che si accontenta di essere assistito ma che non riesce a camminare con le proprie gambe, a pensare con la propria testa, a usare tutte le capacità di cui è dotato, a vivere a pieno la sua vita. La vera carità, l’autentica elemosina (termine greco che significa fare la carità) è quella per la quale avviene un contatto che fa acquistare la forza della fiducia in sé stessi. Pietro e Giovanni, come Gesù a Gerico con Zaccheo, cerca l’incontro con quell’uomo chiedendo il contatto visivo a cui segue anche quello della mano. Attraverso il contatto del corpo gli apostoli comunicano al paralitico l’attenzione, la cura che Gesù Cristo ha lui. Gli apostoli comunicano l’interesse e la stima fiduciosa che Dio ha per tutti, soprattutto i malati. Tale forza consente al paralitico di poggiarsi stabilmente sui suoi piedi, segno dell’acquistata consapevolezza e stima di sé. Solo così quell’uomo può aprirsi alla relazione con il Signore andandogli incontro con il passo della gioia e il linguaggio della festa. La fede non è una questione di idee, ma un’esperienza di contatto corporeo, attraverso il quale Dio mi dice quanto sono prezioso e io divento consapevole del valore che sono. Da qui la spinta ad affrontare tutti i problemi della vita con spirito costruttivo e potenziando quelle virtù che mi servono per realizzare i miei desideri più belli.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!