La croce collocazione provvisoria

30 Maggio 2019

La croce collocazione provvisoria – Giovedì della VI settimana di Pasqua

At 18,1-8  Sal 97  

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 16,16-20)

Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

 

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».

Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».

Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

 

“Non comprendiamo quello che vuole dire”. Ancora una volta i discepoli non riescono a comprendere le parole di Gesù che preannuncia eventi prossimi a compiersi. Il suo dire, effettivamente enigmatico, è tipico del linguaggio apocalittico che rivela, attraverso immagini da decodificare, il senso della storia che si sta vivendo. Gesù usa il codice del tempo e del vedere-non vedere. La tradizione sapienziale aveva rintracciato nell’esperienza umana una verità: c’è un tempo per tutto e tutto ha un tempo. La visione pessimista del libro del Qohelet viene completata dall’insegnamento di Gesù. Infatti ai suoi discepoli sta parlando del tempo della sua passione, morte e risurrezione; sta per giungere un tempo in cui sarà sottratto alla loro vista e un tempo nel quale lo rivedranno nuovamente. L’attenzione dei discepoli è sul “poco tempo” che li separa dall’assenza e sull’altro momento nel quale Gesù sarà di nuovo presente. Il tempo della sua assenza coinciderà con quello del lutto dei discepoli, ma la sua rinnovata presenza trasformerà la tristezza in gioia senza fine. Il mondo però vivrà la morte di Gesù come una vittoria per la quale fare festa, ma che durerà poco perché l’allegria dei malvagi ha il tempo contato. Quando siamo raggiunti da una brutta notizia e le prospettive dell’immediato futuro non sono incoraggianti, spesso si vive la propria rabbia lacerandosi interiormente con domande che ricercano il senso logico del male o i suoi responsabili sui quali far ricadere la colpa. Gesù invita i discepoli a vivere il tempo del turbamento interiore e della tristezza confidando nella credibilità della sua parola anche quando umanamente non vediamo soluzioni. L’evangelista Marco scandisce il racconto della crocifissione e morte di Gesù in tre tempi. Anche il buio su tutta la terra ha un tempo stabilito: da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio. In tutta la Bibbia non c’è parola più consolante che quel “fino” che indica la barriera temporale opposta al male e alla sofferenza. Fin quando i discepoli non entrano con Cristo nel tempo del turbamento, pregando con lui per non cadere nella tentazione, e nel tempo della morte percepito come abbandono e solitudine, ma anch’esso vissuto nella preghiera di lamentazione e supplica, non comprendono il valore di quel “un poco di tempo”. Don Tonino Bello parlava della Croce come una “collocazione provvisoria”. Quel “fino a” è il limite, è il confine, ma con Gesù diventa la soglia per entrare nella gioia senza fine della risurrezione. Il tempo che viviamo è tempo di passaggio, è tempo di Pasqua, è tempo generativo di gioia se, sostenuti e illuminati dalla parola di speranza di Gesù, non stazioniamo nella palude della rassegnazione e della rabbia, ma attraversiamo le gole buie della paura per accedere alla festa della comunione dei Santi.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!