La fede che guarisce nasce dal cuore che ascolta la Parola di Vita – Lunedì della IV settimana di Quaresima

23 Marzo 2020

Lunedì della IV settimana di Quaresima

Is 65,17-21   Sal 29  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4,43-54)

Va’, tuo figlio vive.

In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.

Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire. 

Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino. 

Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia. 

Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.

La fede che guarisce nasce dal cuore che ascolta la Parola di Vita

«La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede» (Eb 11,1). La fede spinge un uomo benestante di Cafarnao a sperare nell’azione di Gesù al quale chiede con insistenza di scendere per guarire il figlioletto che sta per morire. Quest’uomo è galileo, come Gesù, forse anche lui aveva arricciato il naso sentendo parlare del nuovo predicatore non dando tanto peso al suo insegnamento, ma poi, spinto dalla disperazione dinanzi alla possibilità di perdere il suo figlioletto e dando credito alle voci che narravano le cose compiute da Gesù a Gerusalemme, si reca in pellegrinaggio da lui per supplicarlo. Non è certamente la semplice curiosità che muove il funzionario del re a lasciare il capezzale di suo figlio per andare a cercare Gesù e convincerlo a scendere a casa sua. Egli spera di vedere guarito suo figlio e, perché questo accada, farebbe di tutto. Gesù non infierisce su quel padre, già tanto provato, ma lo esorta a rimanere saldo nella fede nel Dio della vita che si rivela non nei miracoli, ma nella parola che pronuncia.

In Gesù Dio si fa prossimo ad ogni uomo. Lui continuamente scende per starci accanto, sostenerci, guarirci, liberarci. Noi vorremmo vedere i segni che confermano la sua presenza così da irrobustire la fede e non ci accorgiamo che Dio oggi ci offre la sua parola forte e affidabile perché efficace. Anche noi, che imploriamo l’aiuto di Dio in questa drammatica emergenza sanitaria, possiamo essere presi dalla paura di essere contagiati, di ammalarci e di perdere la vita o veder morire uno dei nostri cari. Prima che questo accada invochiamo: «scendi!». Anche a noi oggi non sono mostrate prove dell’esistenza di Dio ma ci è rivolta la Parola di Vita del Signore, il vero segno della autorità del Crocifisso Risorto. Il Dio della vita, che ha sconfitto la morte, pronuncia parole di vita, parole che danno vita, che diradano le tenebre della paura e restituiscono la luce della serenità e della pace. 

Come il papà del bimbo gravemente malato anche noi vogliamo credere sulla parola di Gesù, anche se le immagini che si affollano davanti ai nostri occhi ci rimandano ad una realtà drammaticamente diversa. La fiducia in Dio ci fa credere vere le cose che i nostri occhi vorrebbero contemplare ma che non vedono ancora. Avere fede significa vedere con il cuore che si fida di Dio perché ascolta la sua parola e la custodisce. La fede fa rivivere l’uomo che stava precipitando nel baratro della disperazione perché già intravedeva quello della morte nel quale stava cadendo il figlio. 

La parola di Dio è la mano tesa all’uomo prostrato dal dolore e atterrito dalla paura affinché si rialzi e torni verso la casa in cui non vince la morte ma è in festa perché trionfa la vita. Anche noi nella preghiera supplichiamo l’aiuto di Dio, ma anche ascoltiamo la sua parola. Portandola nel cuore avremo la certezza che Lui è già all’opera e che la vita vince sulla morte. Torniamo verso casa, riprendiamo in mano la nostra vita, ma con uno spirito nuovo. Torniamo a casa, anche se non ci siamo mossi da lì, ma con un cuore rinnovato e coraggioso per ritrovare quelle persone che credevamo perdute e che invece ci sono ridonate perché noi le possiamo circondare di amore e di cura. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!