La festa cristiana è dare gioia al povero nella condivisione fraterna – San Carlo Borromeo

4 Novembre 2019

San Carlo Borromeo

Rm 11,29-36   Sal 68  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,12-14)

Non invitare i tuoi amici, ma poveri, storpi, zoppi e ciechi.

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: 

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 

Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

La festa cristiana è dare gioia al povero nella condivisione fraterna

Nella cultura semitica un banchetto non era un semplice modo per socializzare stando un po’ insieme, ma era organizzato per inaugurare o allargare o rinforzare la rete di conoscenze e legami attraverso la quale coltivare i propri interessi secondo la classica cultura del “favore”.

L’amicizia è senz’altro una cosa bellissima ma che non va confusa con il favoritismo e il clientelismo. In alcuni casi si organizzano feste per raccogliere fondi per qualche causa (a volte nobile, a volte no) e gli invitati speciali sono coloro da cui ci si aspetta un contributo sostanzioso. Naturalmente in queste occasioni chi più dà, più viene onorato. 

Non di rado si assiste a delle feste “religiose” nelle quali il santo protettore appare solo sui manifesti che reclamano gli eventi, in mezzo a sponsorizzazioni di vario tipo, o al massimo nella novena loro dedicata e nella processione che la conclude. Alla fine, la festa viene fatta per gli amici, i fratelli, i parenti e i ricchi vicini. O ancora sempre più sovente è il caso della celebrazione dei sacramenti in cui la festa non è l’evento sacro che si svolge in chiesa, nella comunità dei fratelli nella fede, ma quella che si fa nella sala ricevimenti. Senza dire che a volte si confonde la chiesa con la sala fino al punto di accompagnare il rito da canti e musiche che andrebbero bene anche per un ballo delle debuttanti. Si tratta di feste senza festeggiato piene di allegria ma povere di gioia.

Gesù ricorda che per il cristiano la festa ha una condizione ben precisa: restituire dignità ai poveri, agli zoppi, ai ciechi. Sono essi i protagonisti della festa perché essi sono la presenza viva di Dio.

La vera gioia è quella che condividiamo in semplicità con il Signore il quale ci responsabilizza chiedendoci di animare la festa della comunione fraterna con la cura e l’attenzione a coloro che non possono dare nulla se non ricordarci che c’è più gioia nel dare (gratuitamente) che nel ricevere (con gli interessi). 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!