La potenza del silenzio – Sabato della IV settimana di Quaresima

28 Marzo 2020

Sabato della IV settimana di Quaresima

Ger 11,18-20   Sal 7  

+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,40-53)

Il Cristo viene forse dalla Galilea?

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. 

Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». 

Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

La potenza del silenzio

Come il profeta Geremia, di cui si parla nella prima lettura, così Gesù ascolta silenzioso quello che si dice di lui. Da una parte ci sono quelli che, udendo il suo insegnamento, intuiscono che sia un profeta o addirittura il Cristo, e altri, soprattutto le autorità religiose, che invece lo screditano. 

L’argomento principe portato dagli avversari di Gesù è la sua origine galilaica. La Galilea è la regione di confine, lontana da Gerusalemme, ed essendo più vicina al confine con i popoli stranieri, era considerata una terra contaminata e i suoi abitanti erano guardati con diffidenza. Detto in altri termini, Gesù non presentava nessuna garanzia e quindi alcuna credibilità. 

Eppure, quelli che l’ascoltano senza pregiudizio, ma con animo ben disposto, riconoscono che la sua parola non è come quella degli altri maestri che, per acquistare consenso mettono in cattiva luce gli avversari. 

Gesù non entra nella polemica per difendersi o giustificarsi e magari contrattaccare, ma reagisce con il silenzio che è molto più eloquente di un qualsiasi discorso apologetico e più efficace di ogni azione dimostrativa. Il silenzio di Gesù non è reticenza ma è elemento fondamentale della strategia con la quale Dio ci ama e vuole salvarci.

Nel silenzio di Gesù si ode l’eco della Parola di Dio che attraverso il profeta Isaia, accennando al Servo di Dio, dice: «Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (Is 53,6-7). Gesù, come il profeta Geremia davanti ai suoi persecutori, non apre la bocca per maledire o vendicarsi, ma apre il suo cuore a Dio verso cui eleva la sua preghiera di supplica. La mitezza non è né rassegnazione né arrendevolezza, ma è una scelta di coraggio attraverso la quale ci si ferma davanti al male e a quello che ferisce perché possa agire Dio in noi e attraverso di noi per contenerlo e neutralizzarlo.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!