La vita salvata dall’umiltà di chiedere aiuto – Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario

3 Agosto 2020

Lunedì della XVIII settimana del Tempo Ordinario (Anno A pari)

Ger 28,1-17   Sal 118  

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 14,22-36) 

Comandami di venire verso di te sulle acque.

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

La vita salvata dall’umiltà di chiedere aiuto

Gesù, dopo la notizia della morte di Giovanni Battista, cerca un luogo deserto. Aveva bisogno di trovare consolazione e le motivazioni più forti per affrontare la dura prova d’amore che l’attendeva. Gesù cerca il volto del Padre e incrocia quello di tanti suoi fratelli pure segnati dalla sofferenza fisica, psichica e spirituale. La compassione verso le folle diventa insegnamento agli apostoli che sembrano interpretare la loro missione come una prestazione di un servizio che ha un termine. 

Gli apostoli devono soprattutto confidare nel Signore Gesù offrendo a lui la propria miseria perché, benedetta, possa diventare abbondanza di misericordia offerta a tutti. Questo insegnamento non è facile da assimilare, infatti si tratta di un passaggio di mentalità simboleggiata dalla traversata del lago. Il vento contrario che agita la barca indica le resistenze che i discepoli di Cristo incontrano nella loro missione. 

Come Gesù, alla notizia della morte di Giovanni, anche gli apostoli si trovano soli nel mezzo della tempesta. Mentre Gesù vive la solitudine nel deserto come esperienza di preghiera, cioè relazione intima col Padre, gli apostoli in mezzo al mare si sentono abbandonati. 

Anche quando Gesù si fa prossimo, essi non lo riconoscono. La poca fede non ci fa riconoscere la presenza di Dio accanto a noi nelle difficoltà. La fede è piccola quando le esperienze di grazia, come il segno dei pani e dei pesci moltiplicati per la numerosa folla, non incidono sul cambiamento interiore e la parola di Dio rimane qualcosa di molto aleatorio e inconsistente. Gesù può essere considerato un fantasma quando l’impatto del Vangelo sulla nostra vita è nullo.

Come Pietro, anche noi possiamo chiedere prove. L’evidenza che Dio è veramente con noi risiede nella capacità di affrontare i problemi senza la presunzione di fare tutto noi ma tenendo fisso lo sguardo su Cristo. Solo il contatto con Gesù ci permette di fare cose che sono al di fuori della portata dell’uomo semplice. 

Quando prevale la tentazione che distoglie lo sguardo da Gesù per rivolgerlo verso i limiti, le resistenze, il male degli altri, allora si sprofonda inesorabilmente. Nelle difficoltà, anche se facciamo un cammino spirituale, la nostra poca fede ci induce più a giudicare che ad avere attenzione verso l’altro. Guardare a Gesù, contemplare il suo volto di bambino, membro della famiglia umana, di lavoratore nella bottega del padre, la sua missione di evangelizzatore, la sofferenza del Crocifisso e la gloria del Risorto, aiuta a conformare il nostro cuore al suo per rimanere saldi nel cammino della vita e gestire le vicende tristi e le prove come il dominare le acque agitate della nostra vicenda terrena.

Se accorgendoci che stiamo sprofondando nelle acque oscure della maldicenza, della critica feroce, della contrapposizione dettata dalla gelosia, non abbiamo paura di ritornare ad incrociare lo sguardo di Cristo Crocifisso e implorare il suo aiuto, non mancherà l’aiuto necessario per realizzare il comando di Gesù: «Date loro voi stessi da mangiare». 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!