Liberaci, Signore, dal male! – Lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

21 Ottobre 2019

Lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Rm 4,20-25   Lc 1   

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,13-21)

Quello che hai preparato, di chi sarà?

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 

E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». 

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Liberaci, Signore, dal male!

Mentre Gesù sta insegnando uno della folla che lo ascolta lo interrompe invocando il suo aiuto perché convinca il fratello a dividere l’eredità. Probabilmente questo tale è nel bisogno e gli farebbe comodo una parte di eredità. Ricorrere a Gesù per questioni, che andrebbero risolte semplicemente con il buon senso, non dirime la questione. Gesù rimanda alla propria coscienza la quale corre il rischio di essere offuscata dalla dipendenza dai beni materiali. La ricchezza è una forte tentazione sia per i benestanti che per i miseri perché entrambe le categorie sociali di persona possono cadere nella trappola della cupidigia. Essa infatti è la tendenza a dipendere da qualcosa di materiale che di bene ha solo l’apparenza. 

Il salmo 49 è un appello al ricco e al povero (v.3); a colui che si rivolge a lui, il Maestro sembra rimandargli l’esortazione del salmo: “Perché dovrò temere nei giorni del male, quando mi circonda la malizia di quelli che mi fanno inciampare? Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza” (vv.6-7). La supplica dell’uomo della folla interpreta il pensiero di molti seguaci di Gesù, ai quali si rivolge invitandoli a riflettere sul senso della vita e il valore che in essa hanno i beni materiali. La parabola dell’uomo ricco che intende ampliare i suoi capannoni per accumulare i suoi averi e darsi ai bagordi perché è sicuro di essere benedetto da Dio e di avere ancora a disposizione il tempo come se fosse una ricchezza da possedere, è riassunta ancora in alcuni versetti del salmo 49: “Certo, l’uomo non può riscattare sé stesso né pagare a Dio il proprio prezzo. Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita: non sarà mai sufficiente per vivere senza fine e non vedere la fossa. Vedrai infatti morire i sapienti; periranno insieme lo stolto e l’insensato e lasceranno ad altri le loro ricchezze. Il sepolcro sarà loro eterna dimora, loro tenda di generazione in generazione” (vv.8-12). Colui che crede di essere saggio accumulando beni per sé in realtà è stolto e insensato, perché si sta scavando la fossa nella quale alla morte cadrà. Il sapiente è colui che ragiona come il salmista: “Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi”. Il saggio è colui che si rivolge a Dio non per avere la parte che gli spetta, non Lo invoca come giudice di questioni ingiuste di per sé. Il credente supplica Dio di riscattarlo dalla schiavitù del peccato, dalla dipendenza tossica dai beni materiali.  A questa preghiera Gesù risponde con il dono di sé; Egli morendo per i nostri peccati e risorgendo dal sepolcro ci ha riscattati dalla morte e ci la liberati dai legami nocivi dell’attaccamento al denaro, origine di ogni male.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!