L’intercessione è parola di conforto unita a gesto di condivisione -Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

4 Settembre 2019

L’intercessione è parola di conforto unita a gesto di condivisione – Mercoledì della XXII settimana del Tempo Ordinario(Anno dispari)

Col 1,1-8   Sal 51  

+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 4,38-44)

È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato.

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.

Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.

Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». 

E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Il vangelo è evento di parola e gesti intimamente congiunti. Il vangelo è gesto eloquente e parola efficace. Nella casa di Pietro la parola è solo sulla bocca di chi si rivolge a Gesù con preghiera d’intercessione a favore di una povera donna malata. In quella casa di Cafarnao, vicina alla sinagoga dove era risuonata poco prima la parola autorevole di Gesù, viene predicato ancora il vangelo, ma non con parole, ma con gesti semplici e sapienti. 

La febbre potrebbe essere la cifra simbolica di tutto ciò che ci “stende”. Anche chi ha fatto tanto, come questa donna, attraversa dei momenti in cui si sente a terra, demotivato, sconfitto. Così ci si può sentire anche quando ascoltiamo la parola di Dio o facciamo un’esperienza forte di fede nella quale la lotta contro il male ci vede vittoriosi, ma stanchi. 

Anche chi dedica la sua vita agli altri, ne fa un dono gratuito e generoso, sperimenta la stanchezza che lo blocca. 

Chi sta intorno a questa persona, chi ha goduto dei suoi servizi, non può fermarsi ad un vago senso di pietà e vicinanza. È importante la preghiera d’intercessione perché Dio si pieghi e chi è abbattuto, si rialzi per continuare a servire la Chiesa. 

La preghiera diventa evento di liberazione e di salvezza quando le parole di conforto si coniugano a gesti di condivisione. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!