Non confondere la fine di un tempo col tempo della fine – Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

28 Novembre 2019

Giovedì della XXXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

Dn 6,12-28   Dn 3  

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,20-28)

Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 

«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Non confondere la fine di un tempo col tempo della fine

Ciò che caratterizza la maturità di una persona è saper discernere i tempi e i loro significati con le opportunità che gli eventi portano con sé. L’immagine della città di Gerusalemme, assediata e prossima ad essere devasta, suggerisce al discepolo di Cristo l’urgenza di mettersi in salvo per non essere coinvolto nella rovina. Gerusalemme è l’immagine dei sogni e desideri che ognuno porta nel cuore. Spesso sono desideri di affermazione di sé, di benessere, di possedere per realizzare i quali si abdica al valore dei legami familiari, all’obbedienza reciproca, alla cura attenta e paziente dei più piccoli. La logica commerciale pervade le relazioni in una comunità che può essere sia quella domestica, ecclesiale o sociale. Tale logica porta ad un impoverimento e ad una fragilità tale da diventare vulnerabili difronte ai problemi della vita che possono apparirci come un esercito che assedia la città. Il male, quale rifiuto di Dio e del suo aiuto, ha come conseguenze la corruzione, cioè l’indebolimento della coscienza e l’impossibilità a resistere agli attacchi del nemico, il diavolo.

Gesù invita ad esercitare un sano giudizio su di sé, che chiamiamo discernimento. Questo richiede di avere un certo rapporto di distanza dal male che da una parte attrae, ma dall’altra seduce al punto di essere coinvolti nella sua spirale negativa. 

Il dramma dell’uomo è quello di non fidarsi di Dio e nascondersi al suo sguardo per non lasciarsi giudicare da Lui. Tuttavia, arriverà il momento in cui sarà palese per tutti il giudizio di Dio e i vani tentativi di sfuggire da esso. Nascondersi allo sguardo di Dio significa sottrarsi al suo luminoso giudizio che ci permette di distinguere il bene dal male, ciò che ci fa male per fuggirlo e ciò che ci fa bene per custodirlo. 

Dio viene come giudice giusto per rendere veramente liberi coloro che, alzando il capo, si risollevano dalle loro paure e Gli vanno incontro con gioia. Il discepolo di Cristo nelle crisi della vita in cui sono sconvolti e messi in discussione punti fermi consolidati, non si fissa sugli aspetti negativi, ma alimenta l’attesa dell’incontro con il Signore che ristabilisce l’ordine della creazione. La Sua presenza, in parte oggi già realizzata e che sarà pienamente compiuta nell’ultimo giorno, è l’offerta della liberazione dal peccato e dalla morte per essere liberi servitori dell’unico Signore.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!