Il Regno di Dio è terra impastata di Cielo

2 Giugno 2019

Il Regno di Dio è terra impastata di Cielo – ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

At 1,1-11   Sal 46   Eb 9,24-28;10,19-23

 

+ Dal Vangelo secondo Luca(Lc 24,46-53)

Mentre li benediceva veniva portato verso il cielo.

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

 

Il brano del vangelo di oggi, festa dell’Ascensione di Gesù, chiude il Vangelo secondo Luca che si era aperto con la duplice annunciazione a Zaccaria e a Maria. Al sacerdote Zaccaria, che era entrato nel tempio per compiere il sacrificio dell’incenso, l’angelo Gabriele gli aveva annunciato la nascita di un figlio. Per la sua incredulità era rimasto muto per nove mesi, fino alla nascita di Giovanni. Zaccaria avrebbe dovuto benedire il popolo in attesa, ma non poté per il mutismo. La benedizione, attesa dal popolo, finalmente la dà il Cristo crocifisso e risorto, il vero e nuovo Sommo Sacerdote. Nell’annuncio a Maria invece era stata annunciata la nascita di Gesù, il cui regno non avrebbe mai visto la fine. La profezia si realizza quando Gesù, elevato in cielo, diventa re collocando il suo “trono” al di sopra di tutte le altre potenze terrene. L’innalzamento di Gesù in cielo è il compimento di quello avvenuto sulla croce. Sul calvario era iniziata la liturgia d’intronizzazione con la quale Gesù diventava il Re dei re, il Signore dei Signori. L’ascensione non porta Gesù in un’altra dimensione rispetto a quella terrena perché l’ambito sul quale viene esercitata la sua regalità di Gesù non è solo il Cielo ma comprende anche tutta la terra. Come il sole che, sorgendo e innalzandosi nel firmamento, illumina tutta la faccia della terra.

Il Regno di Dio è sulla terra la comunità di discepoli di Gesù in continuo cammino di conversione, cioè di trasformazione del cuore. La conversione è il lento processo di riscatto che la mano di Dio opera nell’intimo di ogni uomo perché la direzione che intraprende la vita non sia quella degli inferi, dietro la morte, ma sia quella verso il Cielo, via “viva e nuova” che Gesù ha inaugurato.

L’ascensione al Cielo indica il raggiungimento della pienezza della Gloria; da questa pienezza della sua autorità regale Gesù dona lo Spirito Santo perché i membri del nuovo Regno non siano semplicemente dei sudditi esecutori di ordini, ma uomini e donne che partecipano della stessa potenza di Gesù vivo e risorto. La potenza di cui sono investiti i discepoli è quella dell’amore che dà la vita. Per cui i discepoli sono suoi testimoni perché seminatori di speranza nel mondo per prepararlo all’azione dello Spirito che cambia i cuori. I discepoli sono rivestiti di potenza che viene dall’alto, da Dio. Lo Spirito Santo è la veste di luce di cui è stato rivestito lo stesso Gesù. È la veste splendente della nuova creatura che ama gli altri con lo stesso amore con cui è amato da Dio.

La veste che Gesù dona ai suoi discepoli non solo li fa partecipi della sua regalità ma anche del suo sacerdozio. Come il Regno di Dio è nuovo, rispetto ai regni di questo mondo, così lo è anche il suo sacerdozio. Quello dell’Antico Testamento era rappresentato dal Sommo Sacerdote che una volta all’anno portava nel tempio il sangue di un capro per chiedere il perdono dei peccati. Gesù è diventato il vero Sommo Sacerdote perché ha offerto il suo sangue, cioè la sua vita, perché il peccato potesse essere cancellato dalla potenza della misericordia di Dio. Il peccato è ciò che ci fa andare fuori strada e ci fa impantanare nel fango del vizio, che ci fa sbagliare il bersaglio della vita regalandoci sensi di colpa senza fine, che schiaccia col peso dell’egoismo e fa piegare il capo sicché non vediamo altro che il nostro ombelico. Il perdono di Dio è potenza che libera dalla schiavitù interiore, che ci rimette in carreggiata perché possiamo proseguire la nostra vita, ci ridona fiducia per riprovare e riallacciare relazioni interrotte e curare le sue ferite, rialza il capo per ammirare la bellezza di un mondo così diverso, ma per questo più bello, di quello che avevamo desiderato con gli occhi chiusi.

Trasformati interiormente e riconciliati, riceviamo la veste del testimone che non ha il compito di portare gli uomini in cielo ma quello di impastare la terra di cielo. Il nostro amore non cambia il cuore delle persone, ma le rende più aperte ad accogliere il Signore che viene. Gesù sale in cielo non per allontanarsi dall’uomo nella sua zona sacra e inviolabile, ma per appartenere ancora più profondamente all’uomo.

Sicché il cielo nel quale Gesù ha la sua dimora e il suo trono, è l’assemblea che si riunisce nell’eucaristia per ringraziare e lodare insieme Dio che fa di molti un solo corpo e un solo spirito con Gesù. Il Regno di Dio si manifesta sulla terra nella famiglia, Chiesa domestica, che unita dal vincolo dell’amore, condivide gioie e dolori, cresce nella corresponsabilità, si sostiene a vicenda con la preghiera. Il cielo s’immerge nella terra fecondandola, lì dove l’uomo si piega sulle ferite del malato, del povero e dove braccia e cuore si aprono all’ascolto e all’accoglienza dell’altro senza giudizi e preconcetti.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!