Seme di speranza e lievito di fraternità – Lunedì della XVII settimana del Tempo Ordinario

27 Luglio 2020

Lunedì della XVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Ger 13,1-11   Dt 32,18-21  

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35) 

Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

«Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Seme di speranza e lievito di fraternità

L’immagine del granello di senape e quella del lievito sono evocate da Gesù per parlare di sé e della sua missione. Egli sceglie proprio queste due realtà per rivelare la scelta di farsi piccolo davanti a Dio per essere “maneggiato” da Lui. Come il granello di senape è il più piccolo di tutti i semi, così Gesù si è fatto il più piccolo tra gli uomini. La peculiarità di questa immagine non sta solo nella dimensione del seme, come a poco serve dire di essere a disposizione se non ci si lascia prendere da Dio e seminare nel campo della storia, se cioè non ci si lascia coinvolgere pienamente nelle vicende degli uomini al punto da legare la propria sorte alla loro. 

Quando il seme, benché il più piccolo, s’immerge nella terra e viene sepolto, solo allora inizia un processo di crescita attraverso il quale diventa la pianta più grande dell’orto, come un albero tra i cui rami gli uccellini possono trovare rifugio. Il seme non si getta da solo nella terra così come il servizio d’amore non nasce dalla propria autodeterminazione, ma sempre e solo se ci si lascia seminare da Dio a cui spetta il compito di scegliere il terreno, cioè le situazioni della vita. Siamo piccoli semi nella mano di Dio, sparsi e donati agli altri perché crescendo possiamo essere grandi nell’amore, disponibili all’accoglienza e all’ascolto dei fratelli, solleciti nell’offrire rifugio e protezione a coloro che migrano nei loro esodi, ospitali soprattutto verso coloro che vagano alla ricerca di una casa dove trovare il senso della propria vita.

L’immagine del lievito, che nella trazione ebraica richiama l’orgoglio che gonfia, è qui impiegata invece per indicare che Gesù, piccolo nelle mani di Dio, si lascia mescolare nella massa degli uomini. Egli, pur essendo Figlio di Dio, diventa figlio dell’uomo e si mescola insieme ai fratelli. Dio diventa uomo perché l’uomo diventi Dio. Con Gesù l’umanità riceve una forza interiore che la fa crescere perché diventi pane della comunione da spezzare e condividere. L’amore di Dio, riversato nel nostro cuore mediante Cristo Gesù, lo rende morbido e il nostro amore per gli altri acquista il profumo e la fragranza del pane appena sfornato. 

Il regno dei cieli non è solamente Gesù, ma è anche l’uomo che per grazia di Dio diventa come Lui. La nostra piccolezza non sia motivo di vergogna ma sia l’offerta che deponiamo nelle mani di Dio perché Lui stesso ci semini nel mondo come segno di speranza e ci mescoli nella massa della famiglia umana per essere lievito di fraternità e di comunione.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!