Trasfigurazione: Dio non trattiene o richiede nulla per sé, ma comunicandosi ha detto e dato tutto – II domenica di Quaresima

25 Febbraio 2018,

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 

La pagina del vangelo di questa domenica descrive l’evento chiamato trasfigurazione. Gesù appare agli occhi dei tre discepoli nel suo aspetto glorioso. Nella prima lettura la chiesa ci fa leggere una pagina della Genesi, dalla forte tensione narrativa. La voce dal cielo riconosce in Abramo non solo il padre, ma anche se stesso che, come dice San Paolo parlando alla comunità romana, non ha risparmiato il suo figlio. La prova che Dio offre ad Abramo di sacrificare il suo unico figlio, l’amato, non gli serve per verificare la fede del patriarca, quanto invece per rendere vera ed efficace la sua paternità. Abramo compie un sacrificio autentico che rende feconda la sua paternità. Il sacrificio consiste nel non considerare il suo unico figlio, quello amato, come sua proprietà, ma come dono di Dio, da accogliere e non trattenere per sé. Così anche Dio mostra se stesso come Colui che non tanto richiede qualcosa per sé, quanto invece colui che non trattiene nulla per sé, ma si comunica totalmente consegnando suo Figlio all’uomo. Così Dio si fa vedere nel suo vero volto, cioè come Colui che non risparmia il proprio figlio ma lo dona per tutti noi. La voce del Padre invita ad ascoltare il Figlio amato, non a prenderlo come qualcosa da trattenere per sé, come un possesso personale di cui servirsi come si vuole. Chi ascolta il Figlio amato si lascia trasfigurare dalla sua Parola, perché anche sul suo volto possa risplendere la gloria del Padre. Buona domenica, vi benedico di cuore!