Il Vangelo è la storia dell’amore che vince la morte – Venerdì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

21 Febbraio 2020

Venerdì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Giac 2,14-24.26   Sal 111   

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8,34-9,1) 

Chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.

In quel tempo, convocata la folla insieme ai suoi discepoli, Gesù disse loro: 

«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. 

Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 

Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

Diceva loro: «In verità io vi dico: vi sono alcuni, qui presenti, che non morranno prima di aver visto giungere il regno di Dio nella sua potenza».

Il Vangelo è la storia dell’amore che vince la morte

Di qualche giorno fa è la notizia della morte di un uomo che aveva rinunciato all’organo destinato a lui per il trapianto a favore di una persona più giovane di lui. Fa notizia la mamma che rinuncia alle cure pur di far nascere il bambino che ha in grembo. Sono due esempi di come il Vangelo, bella notizia, sia proclamato ancora oggi. Sì, perché il Vangelo non è una favola inventata, ma è storia viva e presente. È Gesù stesso che, in ciascuno dei suoi discepoli che perde la vita per generare vita, continua ad annunciare e realizzare il Vangelo. 

La bellezza della notizia non risiede certamente nel dramma della sofferenza e della morte, ma nel fatto che esse sono vissute per amore. La vita spesa per amore è come una candela che genera luce consumandosi. La vita donata per amore, anche se nella sofferenza e fino alla morte, non è una vita inutile e persa, ma rifiorisce per la vita eterna. 

La sofferenza e la morte accomunano tutti gli uomini, ma la differenza la fa la causa per la quale si soffre e si muore. Si può soffrire e morire, e quindi disperdere la propria vita, se si vive per sé stessi, nella illusione di arricchirsi di beni materiali destinati a perire, nella vana illusione di garantirsi sicurezze mondane, nella ricerca del piacere o del proprio interesse personale usando gli altri. La sete del guadagno e l’avidità innescano meccanismi perversi che condannano alla insoddisfazione e alla tristezza. Soffrire per l’invidia, la gelosia porta all’aridità che è una forma di morte più drammatica di quella biologica. Senza amore si è sterili e si soffre inutilmente perché si “partorisce” solo vanità e violenza.

Al contrario seguire Gesù significa riconoscere nella sofferenza e nella morte, vissute con Cristo e per Lui, una vera grazia, cioè un dono attraverso il quale dalla nostra povera terra germoglia la vita e dalle nostre ferite passa la luce che illumina chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Il Vangelo è la storia, antica e sempre nuova, dell’amore che vince la morte la quale da muro contro cui sbattere e cadere diventa soglia di accesso alla vita vera e bella. 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!