Raccolti nell’abbraccio del Padre

5 Giugno 2019

Raccolti nell’abbraccio del Padre – San Bonifacio

At 20,28-38  Sal 67  

 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 17,11-19)

Siano una cosa sola, come noi.

 

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]

«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.

Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».

 

“Io prego per loro … per coloro che tu mi ha dato”. Gesù, dopo aver chiesto al Padre di portare a compimento la sua opera in lui con la glorificazione, prega per quelli che hanno iniziato a credere in lui e hanno incominciato a conoscere interiormente la bellezza del suo amore. La delicatezza del momento della prova non interessa solo Gesù, ma anche coloro che sono uniti a lui; così come le prove della vita che segnano, a volte drammaticamente, la fede dei discepoli non sono estranei a Gesù. La supplica che è rivolta al Padre Santo rivela la tenerezza di cui è intessuta la relazione con i discepoli. Gesù, identificandosi con la gallina che riunisce sotto le ali i suoi piccoli, rivela e comunica una potente carica affettiva premurosa, accudente e previdente. Nell’appello che rivolge al Padre gli ricorda l’impegno a proteggere i suoi figli perché siano riuniti in un unico abbraccio. L’amore di Dio, proprio perché è fedele e sicuro, è come le mura della città che unisce e protegge al tempo stesso coloro che la abitano. La comunità di Gesù è formata da persone che non condividono semplicemente un interesse comune o per realizzare insieme un utile da spartire. L’unità è un dono dall’alto che si realizza solo se si accetta di essere custoditi, protetti e raccolti dalla mano di Dio, lo Spirito Santo. L’unità non è la fusione delle individualità, ma è opera di comunione che valorizza e armonizza le diverse personalità. Il Maligno compie un’operazione opposta a quella dell’unità comunionale instillando silenziosamente il tarlo della diffidenza, il virus dell’autosufficienza, il batterio killer della rivalità. Il vero nemico non sta fuori la comunità o di fronte a noi, ma è dentro ciascuno soprattutto quando interiormente alziamo barriere protettive che invece di metterci al sicuro dal male ci rendono impermeabili alla grazia di Dio che ci cura. La santificazione, o consacrazione, non ha nulla di solenne e fastoso ma è caratterizzata dalla drammaticità di passaggi verso un oltre che non ammette un ritorno indietro, come la nascita e la morte, che sono le due facce di un’unica realtà. Così la consacrazione è al contempo dolore nella separazione e gioia della vita nuova. Lo Spirito santifica operando chirurgicamente la separazione dal peccato e spingendoci verso la novità della vita eterna.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!