Ascolto e condivisione, bisogno da soddisfare e missione da compiere

7 Gennaio 2019

Ascolto e condivisione, bisogno da soddisfare missione da compiere – Feria propria dell’8 Gennaio

1Gv 4,7-10   Sal 71

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6,34-44)

Moltiplicando i pani, Gesù si manifesta profeta.

 

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».

E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti.

Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

Lo sguardo di Gesù, pieno di compassione, si poggia immediatamente sulle persone che lo aspettano sulle rive del lago di Tiberiade, cogliendo il loro smarrimento e il bisogno di avere una guida che garantisca loro unità e forza. Gesù reagisce andando verso la gente per insegnare loro molte cose. L’esigenza colta da Gesù non è di squisitamente materiale, ma interpreta il disagio come silenziosa richiesta di una relazione che dia senso e direzione alla vita. La Parola di Dio che Gesù dispensa non è vuota espressione di un nozionismo astratto, non è data per saziare la fame di curiosità e non è accumulo di conoscenze o richiami a buonismi disincarnati. L’insegnamento di Gesù contiene una forza unificante perché genera, in chi l’ascolta, il senso dell’appartenenza reciproca, l’essere membra gli uni degli altri in un unico corpo. La parola che Dio rivolge all’uomo gli rivela quanto è importante ai suoi occhi e prezioso al suo cuore fino al punto di prendersene cura con tenerezza di madre. La parola sazia la fame di relazioni umane! Fare corpo unico non risponde solo ad un’esigenza pratica e non si applica solo a situazioni funzionali. La comunità cristiana, la famiglia di Gesù si rivela quando, terminate le attività comunitarie, si vive la comunione donandosi reciprocamente nella condivisione del proprio vissuto. Come discepoli di Gesù dovremmo verificare sempre ciò che di nutriente ci è rimasto della Parola di Dio ascoltata e come essa si traduce in progetto di condivisione fraterna. I discepoli fanno un’analisi realistica della situazione, offrendo una soluzione al problema che non tiene conto di quello che è accaduto fino a poco tempo prima. È come dire: stiamo insieme negli incontri ma poi ognuno risolva il suo problema per conto suo. Non si tratta neanche si sostituirsi alle singole persone nella risoluzione dei problemi perché sarebbe una situazione impossibile da gestire. Allora la parola di Gesù diventa un ordine che delinea uno stile di comportamento ecclesiale. I discepoli devono verificare innanzitutto se stessi, quanto possiedono in termini di risorse. Ci si rende conto subito che di proprio si può disporre ben poco, quello che si possiede è appena sufficiente al fabbisogno del singolo. Senza scoraggiarsi o nascondersi dietro il problema delle esigue risorse è necessario partire dal riconoscere in ciascun fratello un ospite da mettere a suo agio come commensale gradito per il quale si prepara qualcosa di buono, quindi si distribuisce quello che Gesù da. Lo stile della distribuzione rivela il grado d’intensità di gratitudine e gratuità gioiosa che dovrebbe caratterizzare la relazione nella comunità cristiana. La distribuzione che fanno i discepoli non è divisione di ciò che appartiene a loro ma condivisione di ciò che loro stessi ricevono per grazia. Gli incontri tra cristiani sarebbero più gioiosi e nutrienti se non ci si chiudesse in uno sterile attivismo, in cui emergono i soliti uomini in fuga in avanti che staccano il resto del gruppo, né in un banale esercizio di auto-mutuo aiuto. Gesù invita ogni suo discepolo a imitarlo nell’ascolto del fratello fatto col cuore e accogliere la sua Parola con gratitudine. Essa è il vero nutrimento da distribuire ai fratelli perché essi nella Chiesa possano trovare compagni di viaggio che sappiano condividere gioie e dolori amici veri che li guidino con sapienza e amorevolezza per giungere insieme alla vita eterna.

 

Signore Gesù, la tua parola unifichi pensieri, parole, opere, volontà e affetti in un unico progetto di amore che abbia come fine l’instaurazione del tuo regno di giustizia e di pace.

 

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!