L’Amante, l’Amato e l’Amore – Venerdì della III settimana di Quaresima

20 Marzo 2020

Venerdì della III settimana di Quaresima

Os 14,2-10   Sal 80  

+ Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28-34)

Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai.

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». 

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». 

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

L’Amante, l’Amato e l’Amore

San Paolo scrivendo ai cristiani della Galazia dice: «Dio mandò suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4). Essendo nato da madre ebrea Gesù è israelita; come tale si identifica con Israele al quale Dio aveva donato i comandamenti affinché potesse diventare un popolo grande e maturo, esempio luminoso di sapienza anche per le altre nazioni. I comandamenti sono il pane che il Padre dona ai suoi figli perché crescano e si rafforzino nel corpo e nello spirito. Così quando Gesù risponde a uno scriba che gli domandava quale fosse il primo comandamento non offre semplicemente un’opinione da maestro della Legge né parla in astratto, ma esprime quello che ha nel cuore di figlio, ancora di più di Figlio di Dio. 

Cosa ha significato per Gesù amare Dio? Amare ha comportato l’umiltà di accettarsi come figlio e quindi obbedire con fiducia alla parola del Padre. L’arroganza e l’orgoglio portano ad accorciare o addirittura ad annullare la giusta distanza nella relazione tra le persone, per cui viene a mancare il rispetto dell’altro. Il primo grado dell’amore è saper stare al proprio posto nei confronti dell’altro attuando quello che ricorda Paolo in una esortazione ai Filippesi: «Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri (Fil 2, 3-4). L’Amore è legato al desiderare non che si compia la propria volontà ma quella di chi si ama.

L’amore è il primo frutto che lo Spirito Santo fa germogliare nella nostra povera umanità infatti aggiunge Paolo: «Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio» (Gal 4, 6-7). Amare Dio significa chiamarlo Abba, Padre. Amare è lodare Dio chiamandolo Padre, è supplicare il suo intervento, invocando il suo aiuto di Padre, è ringraziarlo per il suo amore che salva il figlio sciogliendolo dalle catene della morte. L’amore a Dio raggiunge il suo vertice nella richiesta di perdono per i peccatori. Questo amore è più efficace di ogni sacrificio e offerta perché spalanca davanti a noi le porte del paradiso.

Auguro a tutti una serena giornata e vi benedico di cuore!